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La cravatta in politica
La funzione sociale di un accessorio
Grande fermento nel Parlamento Tedesco: 1983 arrivarono i verdi nel Parlamento Tedesco e con un atteggiamento provocatorio. Aumentò la percentuale dalla quota rosa. Inoltre si presentarono con scarpe da ginnastica e soprattutto senza cravatta. Questa situazione minava l’autorità della casa e non era dignitosa per un corpo politico.
Si pensava alle lunghe lotte che appartenevano al passato. Attenzione: si pensava. Il Parlamento Tedesco punì i deputati che si presentarono senza cravatta. Gli obiettori Andrej Hunko (estrema sinistra) e Sven-Christian Kindler (verdi) furono destituiti dalla loro carica. Alexander Süßmair, solidale con i suoi colleghi, restò fermo sull’idea di non indossare la cravatta e venne sospeso.
Naturalmente questo tipo di interpretazione restrittiva non avrebbe leso la deputazione del parlamento. Inoltre, non esiste un decreto che regoli l’utilizzo delle cravatte in parlamento, ma questo è solo un regolamento interno del Parlamento Tedesco.
Tali controversie erano note in questo paese solo nelle aule di tribunale, dove alcuni avvocati senza cravatta bianca sono stati esclusi dalle aule, in un caso anche solo per aver nascosto la cravatta sotto un pullover.
In ogni caso nel Parlamento Tedesco si creata una frattura che ebbe come conseguenza un lungo dibattito e l’intervento dei consiglieri più anziani.
Questi contrasti politici in riferimento alla cravatta non sono nuovi. Anche se nel 68 si trovava nella cravatta il simbolo da combattere, restava un accessorio presente in politica. In molti ambienti creativi e tra gli umanisti era quasi quasi non era vista di buon occhio. Si preferiva indossare la camicia aperta, o al massimo con un leggero foulard intorno al collo. Ma ci si poteva sentire in buona compagnia: Schiller vi aveva già volutamente rinunciato.
Già dai tempi di re Sole Luigi XIV, la cravatta incarnava la decadenza. Non c’è da meravigliarsi, i cortigiani di tutto il monto trascorrevano molte ore con il loro elegante fiocco in seta. Il monarca stesso ingaggio un „cravatier“ per assolvere a questo compito.
I rivoluzionari francesi, al contrario, optavano per semplici fazzoletti da collo nella maggior parte dei casi dal colore rosso per evitare di essere confusi con le cravatte bianche dei nobili. Questo esempio fa scuola. Successivamente anche durante la rivoluzione tedesca del 1848 si vedevano fazzoletti rossi, propri come nella famosa rivoluzione d’ottobre del 1917 in Russia.
Anche il movimento femminile si interessò alle cravatte, il „simbolo dell’egemonia maschile. Le appartenenti al movimento femminile nel 1900 indossavano la cravatta per sottolineare l’uguaglianza. Forse Agnes Alpers (sinistra) si rifà a questa tradizione quando i suoi colleghi senza cravatta furono destituiti dai loro incarichi e lei per protesta si presenta in parlamento con una cravatta rossa al collo.